venerdì 8 febbraio 2013

Un uomo fuor terra

Lo ammetto vivo in un mondo tutto mio, sono un pesce fuor d'acqua, anzi un uomo fuor terra. Mentre infervora la bufera giudiziaria locale la mia condizione di marziano si accentua a dismisura. Anche nel trambusto rimango defilato, immerso nelle mie cose. Cerco di rimediare quando e come posso, goffamente, sforzandomi di captare anche i più minuscoli dettagli dagli animati dibattiti dei colleghi. Alcuni espertissimi, con una tale sicurezza di argomenti che viene il sospetto che abbiano svolto personalmente le indagini. In queste conversazioni mi limito ad alzare il sopracciglio, ad annuire con sussiego, a socchiudere gli occhi dissimulando massima concentrazione, a minimizzare. Insomma bleffo. Ma allo stesso tempo tento di capire, soprattutto per non ammettere a me stesso di essere sempre quello che vive sulle nuvole. Davanti o dentro ai bar, poi, immancabilmente trovo le due fazioni. Giustizialisti e garantisti. Guelfi e ghibellini. Puntualmente non solo non mi appassiono, ma alla prima utile mi dileguo richiamato dall'urgenza di quell'atto da scrivere, da quel libro che ho lasciato aperto, o da quel racconto che è rimasto sospeso e mi aspetta quasi girandosi i pollici. L'altro ieri mattina però, mentre ero in attesa per una notifica, nell'unico ufficio in Italia dove chi raccoglie l'atto allo sportello lo legge con più attenzione del giudice, non ho resistito, e ho preso Il Sannio che stava sdraiato sul tavolo. Mi sono seduto, ho dato un'occhiata alla magnolia maestosa al di là della finestra, e mi sono detto: "Ce la posso fare, adesso con calma, mentre il "giudice della notifica" scioglie le varie riserve, mi leggo tutto con attenzione e cerco di capire bene che cosa hanno combinato al Comune". A pagina 2 c'era l'imbarazzo della scelta. Ho cominciato con gli stralci dell'ordinanza del Gip Cusani. "Cazzo," mi sono detto "Flavietto c'è andato pesante!". Seguendo le parole che assomigliavano a colpi di mannaia, ad un certo punto, mi sono imbattuto in una piccola perla: "...i dirigenti e i tecnici vengono fuori come vasi di coccio di manzoniana memoria, stretti da una morsa costituita da una parte dall'arroganza dei politici disonesti e dall'altra dalle blandizie e dai favori offerti da imprenditori spregiudicati...". Ho posato il giornale, e mentre lo sguardo si perdeva tra le foglie della magnolia che mi stava di fronte, ho pensato a Manzoni. A Don Abbondio, ai Promessi sposi ma anche alla povera Colonna infame ed all'affermazione, meno famosa ma lo stesso di manzoniana memoria, che una "cattiva istituzione non s'applica da sé". Questa frase dovrebbe stare nelle aule di giustizia anziché quella più famosa "la legge è uguale per tutti". Il Gip ha ceduto alla suggestione letteraria. Anzi. E' la suggestione letteraria che è fiorita da sèE. Nel deserto. Anzi, nella bufera. Quasi a dire che letteratura è la dimostrazione che la vita sola, per quanto inenarrabile, non basta.
(12.01.13)

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