venerdì 8 febbraio 2013

Fuoco di Sant'Antonio

Lungo il corso le pietre sono fredde e grige. L'isola pedonale più amata dalle auto. 
I lampioni gialli si riflettono nel mosaico bianco del pavimento. Il drago che sta lì smarrito e a distanza di anni ancora si chiede come ci è finito a Benevento. 
All'altezza di Piazza Guerrazzi il corso rimanda bagliori arancioni. Ci giriamo, io e un amico, e c'è una colonna di fuoco alta come un palazzo. Si festeggia il santo. Quello che protegge gli animali. Nella notte di Sant'Antonio gli animali acquistano virtù. Soprattutto la facoltà di parola. Addirittura nelle stalle i contadini possono udire le loro bestie in conversazione. Le bestie diventano umane. Per una notte. Il contrario di quello che avviene per il resto dell'anno. 
Mentre la gente forma un bel crocchio a prudente distanza dalle fiamme, si crea un atmosfera magnetica, spettrale. Arrivano la strega e gli inquisitori. Si apre un equo processo in tre fasi: tortura, confessione e rogo. Gente incappucciata si dispone attorno alla pira. Le fiamme cominciano ad avvolgere tutto e assomigliano a colpi di coda di una balena che brucia nella notte. 
Mentre la faccia rivolta verso le fiamme mi diventa rovente, la schiena rimane assiderata, immobile, buia. Una strana sensazione. Come il fuoco del santo e il rogo della strega. La medaglia e il suo rovescio.
(27.01.13)

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