(07.11.12)
venerdì 8 febbraio 2013
Ho rivisto il duomo
Dal mio studio ho divorato a
piedi il corso, volevo tirare dritto verso corso Dante, ed
anticiparmi per un appuntamento, invece mi sono fermato, quasi
sull'attenti, dinanzi al duomo che sembrava un ventaglio d'avorio. Ho seguito il profilo del campanile e le sue pietre che
formavano una scacchiera di perla. Sulla facciata il marmo
era un'altalena di sfumature e tra le arcate, più
innanzi alle formelle della janua maior, ho notato la cornice della
porta principale fatta di arabeschi. Mi sono ricordato di Granada, Siviglia, Cordoba, Cadiz, Gibilterra e di quel giro andaluso
fatto con una vecchia auto tra frammenti barocchi, jamon iberico e
coppe di vino rosso. Sulle sei arcate più sopra tutto era dorato
dalla luce ocra dei lampioni. Gli stessi riflessi di quando da
piccolo un pomeriggio di inverno ci entrai con mamma. Quasi piangemmo
io e mio fratello per il buio e un organo che zufolava tetro. Mamma
ci guardò, e onde evitare il peggio, ci disse: -va beh usciamo, tanto con voi non si può fare niente - Poi, fuori dalla chiesa ci comprò
un pezzo di pizza e passammo in un attimo dalle lacrime al
sorriso. Ho guardato l'orologio ed ho alzato lo sguardo verso
corso Dante e la basilica della Madonna della Grazie che sembrava
sorridere in penombra. Ho sospirato e mi sono detto: -ho fatto
tardi - Per fortuna.
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