venerdì 8 febbraio 2013

Due pastorelle principesse

Il giorno dell'Immacolata c'erano le nuvole sopra il Taburno gonfie come rospi. Il grigio del cielo era una pennellata svogliata. La temperatura bassa. Dalla valle telesina al fortore ho immaginato fuochi allegri e crepitanti in tutti i camini. Il giorno ideale per riesumare albero e presepe. Sono sceso in cantina e loro erano lì, sullo scaffale più alto. Due sarcofaghi imballati, anzi tre: albero, presepe, luci e palline. L'albero è un veterano. Ogni anno lo trovo sempre più stempiato e spettinato. La scatola delle luci e delle palline fa solo ingombro. Puntualmente le luci si fulminano e le palline sono fuori moda. Finalmente il presepe. L'unico paesaggio che ferma il tempo. Anzi lo riavvolge come un gambero. Mi fa rivedere i fotogrammi dell'infanzia. Ricordo persino il volto dei pastori di quando ero piccolo. Il bottaio, il panettiere, il pescatore, il ciabattino, la donna con l'arcolaio. Poi c'erano le pecore. Un gregge vero. Qualcuna non si reggeva bene in piedi e dovevamo puntellarla vicino un albero, un sughero. Uno specchietto che mamma aveva sacrificato, era il lago. Carta roccia, carta stellata, carta argentata. Gesù bambino era sempre quello. Un pacioccone. Il bambinello di plastica che ho posato ogni anno nella greppia, non so dove sia finito, ma lo riconoscerei tra mille. 
Il presepe è tradizione, anzi è famiglia. Ma soprattutto, per Chiara e Valentina, è la casa dei giochi. Quando abbiamo tirato fuori il presepe dalla scatola, le due furbe già si dividevano case, territori, pastori e animali. Poco dopo, nel muschio, il gruppo di pastori di Chiara stava schierato ed osservava dall'altro capo del presepe il gruppo di Valentina, quasi fossero Montecchi e Capuleti. 
- Papà, uffà, però ci mancano due pastorelle coi capelli lunghi e biondi - esclama Valentina sconsolata. 
- Due pastorelle coi capelli lunghi? 
- Si, le principesse! 
- Ma non esistono le pastorelle principesse! - obietto. 
- Ma che dici? Esistono. Vedi? Una la dobbiamo mettere nella casa in alto, accanto la fontana, e l'altra nella casa in fondo, quella con il balcone. E poi ci servono le pentoline e i piatti per cucinare. E anche due cavalli bianchi. Li mettiamo nelle grotta. Così se arriva il principe possono andare a prendere le principesse e fare una passeggiata – mi spiega Chiara con pazienza.
Butto uno sguardo nella grotta e rimango perplesso: Gesù bambino sta già comodamente adagiato nella mangiatoia e sembra sbadigliare. 
- Ma insomma Gesù bambino non è ancora nato, non lo potete mettere lì! – le rimprovero, cercando di richiamarle al disciplinare.
Valentina mi guarda imbronciata curvando verso il basso gli angoli della bocca, e Chiara mi attacca senza mezze misure. 
- Papà, no, mi dispiace, ma Gesù bambino non te lo possiamo proprio dare. E' nostro figlio. Cioè è il figlio del re, ed è il fratellino delle principesse.
- Va bé, ci rinuncio – replico rassegnato – piuttosto perché San Giuseppe l'avete messo vicino alla bottega, accanto la gradinata?
- Papà, ma non capisci proprio niente, - mi corregge Valentina - quello non è San Giuseppe, è nonno che sta andando a vendere il pesce.- 
Alzo le sopracciglia e penso, magari, con quello che costa il pesce.
- Papà, dai, allora ci compri le pastorelle principesse coi capelli lunghi? - insiste Chiaretta.
- Non se ne parla proprio – replico con fermezza – il presepe non è un gioco!
Mi guardano entrambe noncuranti e si rituffano nelle loro ludico passatempo fatto di pastori, pecore e muschio. Prima di uscire dal salone mi fermo ancora un attimo a guardarle intente sul presepe. Esco, sorrido, chiudo la porta, mentre la mia mente già percorre tutti i possibili negozi: due pastorelle principesse.
(23.12.12)

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