(04.12.12)
venerdì 8 febbraio 2013
Palle di cannone e torroni
Certe volte le
giornate sono grige come palle di cannone, e magari fossero quelle
dell'ottocento che stavano nelle bocche di fuoco dei vascelli. Quelle certe volte uscivano e spezzavano gli alberi maestri. Queste
palle qui invece giacciono pachidermiche. Sopravvivono tra due fiumi. Hanno il sapore umido della nebbia e dormono peggio della dormiente
che almeno si svegliasse qualche volta, invece sta lì, di profilo, negandoci il suo volto da una vita,
circondando l'esistenza sdraiata in un letto. Come domenica lungo il
corso stavano sdraiati i torroni sotto le capanne, ma quelli almeno
sorridono. Così, mentre mi arrivavano i soliti echi rosicatori: "a Benevento stamm' 'nguaiat e chist pensano u' torrone", come un
bambino annegavo lo sguardo in tutte quelle teglie dove nuotavano
mandorle, arachidi, nocciole, croccanti luccicanti d'oro, e pezzi di
torroni naufragati come scogli.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento