venerdì 8 febbraio 2013

Palle di cannone e torroni

Certe volte le giornate sono grige come palle di cannone, e magari fossero quelle dell'ottocento che stavano nelle bocche di fuoco dei vascelli. Quelle certe volte uscivano e spezzavano gli alberi maestri. Queste palle qui invece giacciono pachidermiche. Sopravvivono tra due fiumi. Hanno il sapore umido della nebbia e dormono peggio della dormiente che almeno si svegliasse qualche volta, invece sta lì, di profilo, negandoci il suo volto da una vita, circondando l'esistenza sdraiata in un letto. Come domenica lungo il corso stavano sdraiati i torroni sotto le capanne, ma quelli almeno sorridono.  Così, mentre mi arrivavano i soliti echi rosicatori: "a Benevento stamm' 'nguaiat e chist pensano u' torrone", come un bambino annegavo lo sguardo in tutte quelle teglie dove nuotavano mandorle, arachidi, nocciole, croccanti luccicanti d'oro, e pezzi di torroni naufragati come scogli.
(04.12.12)

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