(06.03.13)
mercoledì 6 marzo 2013
Unghie colore glicine
Lei stava lì, al di là del bicchiere,
forse l'aveva già vista, o forse era solo una bella fisionomia, di
quelle che gli piacevano e basta e per questo gli sembrano tutte
uguali. Stava lì con la sua faccetta bruna, insieme a altre due, a
dire cose o a mietere vittime, chissà. Poi era arrivato l'altro, con
quell'odiosa barba modaiola, proprio mentre lei sembrava lo avesse
guardato un attimo. Era arrivato, troppo presto, con quella barbetta
e i capelli alti, mossi, lunghi, corti, non si capiva, comunque
modaioli anche quelli. Alla fine mentre sorseggiava, li vide muovere
le labbra in modo sempre più frenetico finché era chiaro che
stavano litigando; ruggiti afoni, facce contorte, e i capelli di
lei che sembravano un'ala di corvo sbattuta dai venti. All'improvviso
l'altro batte un pugno sul tavolo così forte che increspa la
superficie della birra nei bicchieri, s'alza e se ne va. Bene pensò,
si riapre il mio dialogo muto con quegli occhi, un segno del destino.
Ma sbagliava. Stavolta lei lo fissava, ma non come prima, quello di
prima era uno sguardo, un guizzo impertinente, un'evasione chiusa in
una bolla di sapone, adesso invece erano occhi estraniati, fissi nei
suoi, ma vuoti. Lo guardava ma pensava all'altro, era ovvio. Si
convinse, si alzò e mandò giù l'ultimo sorso di vino, sorrise, e
lei non ricambiò ma gli riservò ancora il suo sguardo immote,
perso, fermo all'ultimo fotogramma di quel litigio con l'altro,
stringendo il vetro del bicchiere con le sue unghie colore glicine.
Anzi colore vince chi fugge.
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