sabato 9 marzo 2013

Il primo bigliettino

Chiaretta sa scrivere. Sei anni, che soddisfazione. Non so se promette bene, ma sa scrivere. Non l'ho seguita nel lavoro sporco delle lettere tremanti, di quelle prime linee puntellate e malferme. A quello ci ha pensato la madre. Io l'ho vista scrivere all'improvviso, senza fasi intermedie, come un fiore sbucato da un manto di neve. Poi l'altro giorno mi ha consegnato un pezzetto di carta, il primo bigliettino. Che emozione. Una frase tutta sua, un pensiero, magari la sua prima metafora. Ho aperto quel pezzetto di carta con delicatezza, quasi stessi toccando le ali di una farfalla, e sono rimasto perplesso: "Rarity Pinkie Pie". Siamo già all'inglese? Non può essere!
- Chiaretta ma che significa?
- Papà sono Little Pony, a me devi comprare Rarity, e a Valentina Pinkie Pie, te li ho scritti così quando vai al negozio non sbagli.
- Ah, ho capito – ho risposto deluso fissando il suo sorrisino soddisfatto.
Cominciamo bene ho pensato, l'approccio di Chiaretta alla scrittura è stato tra i peggiori, completamente utilitaristico.
Ma il colpo di grazia è arrivato qualche giorno dopo. Per puro caso, mentre ero di transito in cucina, ho ascoltato due battute secche tra lei e la madre mentre erano alle prese coi compiti.
- Ti piace più l'italiano o la matematica?
- La matematica, mamma.
Ho fatto finta di non sentire. E ho tirato dritto, pensando agli scherzi della genetica e soprattutto a dove avevo messo il bigliettino della spesa con i nomi dei little pony, il primo frutto letterario di una mente già devota al calcolo.

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