venerdì 5 aprile 2013

Pasquetta

Pasquetta è democratica, basta poco, come fare una piccola spesa all'ultimo secondo, anzi racimolare i resti, quell'arte insuperabile del -non si butta niente-. Quella in cui le nonne sono maestre. Come mia nonna che dagli avanzi tirava fuori pranzi e cene per altri quattro giorni. Pasquetta è l'unica festa che sta al traino, si aggancia di straforo alla liturgia. Il picnic che non si nega a nessuno. Sorge dalle sue ceneri. Anche in una giornata di pioggia, di vento. S'impone a tutto. Compare dal cilindro del prestigiatore, come sbucavano le quattro sedie dal tavolino di formica rossa che mio padre apriva come un portafoglio: a Bocca della Selva, sul Laceno, sul Camposauro, a Campitello. La magia usciva da quel tavolino a valigia e voleva dire che -basta poco-, anche se ci sono cose irraggiungibili, che stanno lontane, a luccicare come foglie al tramonto, a vantarsi mentre beviamo un buon bicchiere su una sediolina dolcemente in bilico.

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