domenica 23 marzo 2014

APPUNTI DI SCRITTURA...

Al porto, sulla banchina dove stavano i pescherecci, il sole del pomeriggio faceva luccicare il mare; passavo in rassegna gli argani, i nomi delle barche, le bitte, il fasciame corroso, i paglioli incrostati e l'acqua ferma sorvolata dalle cime di attracco, dove a pochi metri sul fondale si intravedevano scarti di pesce, chele, e stelle marine rovesciate. Tutto quel mare aperto oltre il faro, non mi riguardava, mi piaceva stare sui dettagli della banchina e su quell'acqua pacificata, dove tutto era vissuto, certo, e assente. (23.03.2014)

Non tutto ci appartiene; solo certe cose sono riconoscibili, dipende da noi. Quando andavamo verso la montagna spaccata, solcando l'asfalto come un fiumiciattolo, ero cosi giovane e pensavo di avere tutto; te e il mondo. Col tempo ho capito che il mondo in fondo è estraneo, ma che rovistandoci dentro c'è sempre qualcosa che splende e che più o meno è il nostro riflesso. Anche la foto che scattammo era così bella, non certo per lo sfondo della grotta buia piena dei luccichii del mare, ma per il taglio dei tuoi capelli, per gli occhiali, per tutti quei dettagli estranei agli altri che splendevano ai miei occhi. (17.03.2014)

Ieri Chiaretta aveva perso un barattolino di omogeneizzato giocattolo corredo di un bambolotto. Sono riuscito a ritrovarlo per puro caso, nel cortile del palazzo; me lo sono messo nel pugno e dopo un po', come un prestigiatore, le ho aperto la mano dinanzi agli occhi ricevendo un abbraccio lunghissimo. I bambini hanno la gioia delle cose piccole, quella che perdono gli adulti, purtroppo. (16.03.2014)

Osservavo i ragazzi fare i tuffi da una roccia molto alta. Sparivano nell'acqua in un attimo, e il mare sembrava fagocitarli tutti allo stesso modo. La differenza tra loro stava tutta sopra; sulla punta dello scoglio, a picco sul mare azzurro che si increspava di spuma. I coraggiosi si slanciavano con baldanza o partivano da dietro, correndo e precipitando in un solo tempo; i forti si muovevano lenti, quasi timidi, e si tuffavano, senza rincorsa, senza slanci. Qualche volta i coraggiosi inceppavano, frenavano sull'orlo e tornavano indietro per la rincorsa; gli altri, invece, senza una sola smorfia, spiccavano il salto ogni volta, come se l'unico destino fosse quello di sparire tra i flutti. (09.03.2014)

Detestavo quelle ventate di pessimismo; -le cose prendile così, tanto non saranno mai come vuoi - era la fase che ripetevi puntualmente quasi conficcando uno spillo. In quei momenti alzavo un po' la testa come se cercassi qualcosa e pensavo che anche in lacrime, in un vicolo cieco, o in un pozzo buio, non è vero che le cose non sono come vuoi, semplicemente non sono accolte come meriterebbero, ma sono proprio le migliori cose che ti possano capitare, le migliori in assoluto. (09.03.2014)

Era strano vedersi anche solo di sfuggita, era come strappare una sola ciliegia dall'albero; certe volte l'amore è così, duraturo e modesto. (07.03.2014)

Non capivamo perché non finisse, eppure contavamo sulla punta del naso tutti gli ingredienti della nostra distanza sicuri che non ne mancasse neanche uno. Un giorno mentre mi concentravo sulle foglie morte, tu dicesti di attendere l'estate a braccia aperte. Fu allora che capimmo; ci mancava l'estate come il pane, la stessa stagione in cui ci scrivevamo lettere che sembravano far cadere baci a fiotti anziché parole. I nostri messaggi erano l'attesa dell'amore e era estate piena, il tempo che ora cercavano i tuoi occhi ocra. Niente era nato a caso tra noi e ogni cosa sembrava rientrare al suo posto, calzare come un tassello. L'amore nato d'estate, in una distanza fatta di lettere, aspettava ancora. Sarebbe tornato là dove era nato, al caldo, tra gli alberi folti e il mare che insisteva sulla spiaggia, riprendendosi gli abbracci insieme alla risacca. (06.03.2014)

La volgarità è una caratteristica interna, molto interna. Non c'è volgarità in certe persone; su certe persone, il colore delle unghie o un abito brutto non possono nulla e al massimo sembrano stare nel posto sbagliato.(01.03.204)

L'amore si mette su un binario lungo, viaggia tra i paesaggi, percorre il tempo come i posti, si inoltra nel giorno, sotto il sole, nella luce al tramonto sino al buio della notte, procede su tratti aspri, fluidi, rallenta quasi a fermarsi, ma resta sui binari e le traversine, ben saldo; l'attesa dell'amore è la stazione e tutto quello che sta prima della partenza, il treno che cova movimenti, il lucido delle carrozze, il fremere, i biglietti comprati di fretta anche se c'è tempo, l'ansia di salire a bordo, la paura di non partire, la gioia che resta in una bolla, fino al momento incerto del movimento, quando il treno bacia il primo centimetro di rotaia e liquida il resto, lo discioglie tra i fazzoletti e gli ultimi saluti. (13.02.2014)

Con la scrittura metto a posto un po' di cose; durante il giorno mi sorprendo così diverso, contraddittorio, imbelle, stronzo, e la sera, prendo la penna, e, dopo un po' di perifrasi, mi lascio andare... riordino. (08.02.204)

Le ultime sere d'inverno mentre tutto il paese fremeva di primavera, noi abitavamo con lentezza ogni stanza della casa. Ci piaceva ancora indugiare; io ti facevo trovare il fuoco acceso perché tu ti crogiolassi sul divano e sui tappeti per ore. Ti ascoltavo leggere a alta voce con toni lenti, alle soglie del sonno. Anche i nostri corpi erano più consapevoli e si prendevano senza ansia mentre il mondo fuori pregava affinché si sciogliesse la neve. Le donne anziane stavano rintanate e sospiravano dietro i vetri, alzando gli occhi al cielo; ti vedevo spiarle divertita, mentre succhiavi spicchi d'arancia con la schiena nuda verso il camino. In quei momenti più che mai sapevamo che l'inverno andava congedato come un vecchio gentiluomo. (29.01.2014)

Fu la mattina più fredda dell'inverno, mentre ragionavi tra i cuscini e a me sembrava stessi tessendo d'estate ogni parola, che cambiasti idea su una certa strada. Quel sentiero ci aveva allettato come un pezzo di cioccolata o un sorso di vino, ma cambiasti idea, e a me sembrò come se d'improvviso avessi aperto una breccia, un buco grande quanto un dito da dove poteva intravedersi la linea sottile che divide gli estranei dall'amore. (27.01.204)

Potrei descrivere tutti i tuoi passi fino a me, sono piccoli come farfalle, e se ci penso, più imprevedibili delle loro ali quando cambiano direzione. Non tutti sanno sorprendere, perchè cuciono d'ovvio ogni gesto, e hanno lo stesso nome, lo stesso protocollo. Odio le sorprese rivelano troppo, forse agitano aria inutilmente. Le tue sono da maga invece e non so definirle come ogni cosa che ti appartiene, rompono ogni certezza di pensiero, raggelano l'acqua di una cascata, quasi la fermano a mezz'aria, e ti lasciano lì, a sperare che tutto resti sospeso, ricada, e si raggeli di nuovo. (15.01.2014)

Rido pensando che era estate, anche se non ci giurerei, dopotutto il sole di certi pomeriggi è indecifrabile. Ricordo solo che camminavamo e eravamo fermi, più fermi del solito, si vedeva che i nostri passi a dispetto di quegli degli altri volevano schiacciare i secondi sul basalto quasi a fermarli. Fu così che davanti alla fontana fummo circondati da tanto di quel tempo, che andare al museo, e indugiare su ogni busto, ogni figura, ogni spiegazione della guida, ci sembrò naturale, quasi avessimo due vite a testa da sprecare. (14.01.2014)

I ricordi mi piacevano un tempo ora non più, sono così tristi e immancabilmente cominciano ad essere popolati da assenze. Anche i tuoi sono come vele lontane, barche ridotte a puntini che non tocco, non sfioro neanche, per paura che affondino. Preferisco l'incerto di oggi, il tuo viso, i capelli, le mani e il resto che sta ancora qui, con me, attraccato come un vascello. (05.01.2014)

Mi hanno chiesto un consiglio per un certo libro e non so perché ho avuto un vuoto di memoria abissale, come se non avessi mai letto nulla. Ancora una volta ho dovuto prendere atto che la mia memoria non solo è tendenzialmente pigra ma anche dispettosa. A casa rimarcando le costole dei libri come tanti soldati in riga, ho sperato in un aiuto alla memoria; annaspando in un ginepraio di ricordi, fitti di trame e personaggi, a un certo punto mi sono imbattuto in Follia di McGrath. E' una storia piena di suspense, che si legge d'un fiato. Il libro non era quello giusto per il consiglio che dovevo dare, ma la mia memoria è strana, e mi ha aperto una finestra, me l'ha spalancata, facendomi vedere mia madre che era una lettrice insaziabile, a cui Follia era piaciuto. Istintivamente ho immaginato sulla copertina, tra le pagine, le sue dita ben fatte, con unghie simili alle mie. Le ho viste davanti a me quelle mani e mi è sembrato di toccarle ancora una volta carezzando ripetutamente il libro come si liscia il pelo di un gatto. Tutto sommato adoro questa mia memoria pigra, dispettosa ma a tratti infallibile. (19.12.2013)

Ieri sono stato con vecchi amici che praticano il culto dell'ospitalità. Non si può mangiare e bere bene semplicemente avendo un buon cibo e un buon vino. Ci vogliono le persone giuste e qualcosa che ti fa stare a tuo agio, un misto di intimità, consapevolezza che è finita la settimana, e magari un piccolo cane peloso che ti scodinzola tra le gambe. L'ospitalità è un'alchimia rara. L'unico posto dove il tempo rallenta e puoi bere il vino speciale che sa scaldare il cuore. (16.03.2013)

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